Sacred Flesh

Sacred Flesh



Gli uomini fantasticano sui monasteri, abitati da fanciulle con desideri repressi. Ci prendono in giro per la nostra fede e per i tormenti che ci procura il nostro voto di castità. E noi soffriamo, ci lamentiamo come facevano i prigionieri di Babilonia. Anche le mie sorelle hanno pensieri spaventosi. Per alleviarne i tormenti ascolto le loro parole, provo a consolarle. E quando lo faccio…i miei tormenti aumentano di cento volte la loro intensità.

 

Già da tempo sapevamo che anche chi prende i voti è fatto alla stessa nostra maniera. Carne, ossa, desideri e pulsioni. E va bene farne un film, va bene ricordarcelo, ma tirare avanti per 72’ minuti è francamente troppo.

È quello che fa “Sacred Flesh”, nunsploitation inglese del 2000, che ripete il messaggio come un mantra, in due maniere diverse. All’inizio, circa una ventina di minuti, prova a dircelo con la filosofia, dandoci in pasto lunghi monologhi o discorsi complessi. Poi la svolta. Si mostra il mostrabile, con esempi di perdizione messi in piccole scene. Suore scatenate alle prese con i bollori, con il lesbismo, l’autoerotismo e naturalmente con le torture. Scene che ogni “nunsploitation” deve avere per contratto.
Non si capisce bene cosa voglia essere “Sacred Flesh”, che rimane in mezzo a varie cose. Si vede un vago horror, qualche immagine forte, che qualcuno potrebbe definire “blasfema” (niente di che solo una ragazza nuda crocefissa) e soprattutto ampissime dosi di soft-core spinto al limite.

È un po’ un’occasione sfruttata male questo film, che a lungo andare Sacred Fleshannoia e che pur nella sua artigianalità ha una buona fotografia e degli effetti speciali digitali, semplici, ma efficaci.

Oh, certo quasi ci dimenticavamo della cosa principale: le scene hot. Più che degne si può proprio dire, con interpreti che fanno sorgere la domanda di rito: “Com’è possibile che in un convento siano tutte così?”.
No, non è possibile. Allora è probabile che il regista Nigel Wingrove abbia voluto unicamente sparare sul pubblico carne nuda. A chili. Potrebbe essere, considerando il curriculm eclettico e bizzarro del regista.

Un personaggio niente male questo Wingrove, nato nel 1957 e protagonista di una carriera artistica votata solo a una cosa: combattere la censura. Un odio nato dopo che la “British Board Of Classification” per blasfemia proibisce il suo corto “Visions Of Ectasy”. Per questo nel 1993 fonda la “Redemption Films”, una casa di produzione e di distribuzione totalmente contro ogni proibizione. Con questoSacred Flesh marchio distribuisce nel mercato inglese diversi film di Rollin, Franco, Bava, Argento, Mattei e altri, incorrendo spesso in problemi con la legge.

Il suo raggio d’azione si è allargato negli anni, Wingrove disegna, scrive libri e crea il “Salvation Group” un contenitore nel quale inserisce le sue idee. Oltre alla “Redemption Film” ci sono anche la “Jezebel Films” specializzata nell’exploitation degli anni sessanta e settanta, la “Purgatory Films” divisione per adulti e infine anche la community di internet “Satanic-Sluts”.
Nel cast invece troviamo Kristina Bill divenuta poi negli anni una cantante, così come la sua collega Eileen Daly e ancora l’attrice Emily Booth. Per il lato hot invece c’è una serie numerosa di starlet capeggiate da Michelle Thorne pornostar e modella di fama.
Tutti quanti coinvolti, con vestiti o senza, in una storia nella quale una Madre Superiora inizia ad avere le visioSacred Fleshni e a parlare con Maria Maddalena e con lo scheletro di una suora morta. Per paura che la follia dilaghi nel convento vegono chiamati un alto prelato e il suo aiutante. Nel frattempo la Madre Superiora continua a parlare con Maddalena, la quale insiste sul fatto che pure loro hanno istinti sessuali. Il prelato e l’aiutante arrivano in convento ma è come se fossero in vacanza. Il primo si intrattiene lunghi discorsi con una suora, mentre il secondo si diverte con una serva del posto. Un presenza tra le più inutili della storia del cinema. Intanto tra un discorso e un altro si aprono vedute sugli esempi di perdizione. Un finale niente male, con un piccolo colpo di scena chiude il dibattito.
Gli esterni sono girati nella “Knebworth House” di Knebworth una delle “country house”, per dirla all’inglese, più famose del regno.



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SSacred Fleshcheda Tecnica
Titolo Originale: Sacred Flesh
Titoli Alternativi: Agia Sarka (Grecia)
Anno: 2000
Nazione: UK
Regia: Nigel Wingrove
Cast: Sally Tremaine, Moyna Cope, Simon Hill, Kristina Bill, Eileen Daly, Emily Booth, Michelle Thorne
Durata: 71′
Casa Di Produzione: Salvation Films

 

 

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