La morte vivante

La morte vivante



-Helene, it’s so lovely. I’ll never leave you
-Promise?
-Yes, for ever
-Prove it
-How?
-Be my sister, my blood sister

Iniziamo molto male con “La morte vivante”. Due ladri, una cripta, rifiuti tossici che finiscono su una tomba risvegliando il cadavere di una ragazza. Uscita dalla tomba lei compie una carneficina realizzata con effetti speciali decisamente pessimi.
La situazione in seguito peggiora qualche scena di sesso inutile e un paio di nudi più che forzati. Il dubbio che “Le lac des morts vivants” abbia abbattuto definitivamente Jean Rollin non tarda a venire, così come il fatto che il regista francese si trovi, ancora una volta, invischiato in una produzione che schiaccia le sue idee.

Col passare del tempo però “La morte vivante” ribalta la situazione e colpisce nel profondo, al netto di una produzione povera, di qualche situazione inutile e di una regia non all’altezza dei migliori film del regista francese.
Jean Rollin ci racconta quella che è una delle sue storie più significative, angoscianti, poetiche, sanguinose e drammatiche. Una storia incentrata sull’amicizia e sulla memoria, un tema già sviluppato in precedenti lavori.Françoise Blanchard

I produttori volevano un altro film sugli zombie e il regista che non li ha mai molto amati si smarca in parte dalla richiesta trasformando la protagonista in una sorta di vampiro zombie. Budget irrisorio e fuga dei produttori a quasi fine produzione, con Rollin che si trova pure dei conti da pagare, un film da completare in qualche modo e da far piacere alla gente.  Ma il pubblico è strano, snobba un film come “Fascination” ma va a vedere un episodio come questo, in cui l’arte fa pesantemente i conti con l’aspetto commerciale. Alla fine il risultato è più che buono, nel senso che “La Morte Vivante” è uno dei maggiori successi commerciali di Rollin.

Sotto un aspetto non proprio esaltante, come detto, si scorge una storia profonda, ottimamente interpretata da Françoise Blanchard (protagonista di diversi film di genere) e dall’italiana Marina Pierro fedele attrice di Walerian Borowczyk, interprete teatrale, regista e scrittrice. Una grande artista che Rollin incontra un anno prima di iniziare le riprese di questo lavoro a un Film Festival nel quale lei e Borowczyk stavano presentando “Docteur Jekyll et Miss Osbourne”. Felice intuizione del regista francese anche se in realFrançoise Blanchardtà la Pierro è una seconda scelta, che arriva dopo il secco no (non voleva assolutamente lavorare con lui) di Teresa Ann Savoy.
Le due donne sono l’aspetto migliore e vincente di “La morte vivante”. L’attrice francese è Catherine Valmont la ragazza riportata in vita dalle sostanze nocive. Marina Pierro invece è Hèléne amica d’infanzia della prima che ritrova Catherine in stato catatonico nella propria casa.
In principio Hèléne pensa che l’amica non sia morta ma sia solo scomparsa. Ma l’evidente sete di sangue di Catherine che miete vittime su vittime svela la cupa realtà. Hèléne non vuole più perdere l’amica e le procura, da mangiare, fino a un drammatico e
Marina Pierro sorprendente finale.
A questo interessante filone narrativo centrale, Rollin purtroppo inserisce l’inutile e noiosa figura di due turisti americani che per puro caso scoprono l’accaduto e iniziano a investigare. Diversi nudi e qualche scena di sesso completano l’impianto di “La morte vivante”.
La regia di Rollin non è così convincente come in alcuni suoi noti episodi e anche la fotografia risente dei classici problemi che hanno accompagnato la carriera del regista. Dispiace, perché come già detto il nucleo centrale, è molto interessante e il finale sorprende e colpisce definitivamente lo spettatore.

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Scheda Tecnica
Titolo Originale: La morte vivante
Titoli Alternativi: Dead Girl (Finlandia), I zontani nekri (Grecia), Zombie Queen (Giappone), Den levande döda flickan (Svezia), The Living Dead Girl (USA), Lady Dracula, Scare – Dead or Alive? (Germania)
Anno: 1982
Regia: Jean Rollin
Nazione: Francia
Cast:Marina Pierro, Françoise Blanchard, Mike Marshall, Carina Barone, Fanny Magier, Patricia Besnard-Rousseau
Casa di Produzione: Films A.B.C., Les Films Aleriaz, Les Films du Yaka
Durata: 86′

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