Monografie: Dorothy Stratten

Dorothy Stratten

 

L’angelo olandese

Ci hanno sempre raccontato che le fiabe hanno un lieto fine. La povera ma bella e il principe azzurro. Ci hanno sempre sottolineato la grandezza del sogno americano. Uno ha un talento e ha l’occasione per sfruttarlo. E vissero felici e contenti. In qualche caso sicuramente ha funzionato ma in altri le cose sono andate diversamente. Le vita di Dorothy Ruth Hoogstraten è720-stratten1 l’esempio di come le fiabe non finiscano sempre bene e di come il sogno americano si possa trasformare in un incubo, dal finale drammatico, perverso e ingiusto.
Dorothy Ruth Hoogstraten di origini olandesi nasce nei pressi di Vancouver il 28 febbraio del 1960. Biondissima, appariscente, bellissima e con una passione per la poesia. È una ragazza dolce, innocente e forse un po’ ingenua. Paul Snider nasce anche lui a Vancouver ma nove anni prima. È un tipo ambizioso che lavora nel giro dei night club, fa il protettore, organizza spettacoli di auto e idolatra Hugh Hefner del quale sogna di seguire le gesta.

Nel regno di Hefner

I due s’incontrano nel 1978 in un ristorante il “Dairy Queen”, dove Dorothy lavora come cameriera part-time. Snider forse s’innamora o forse ne intuisce le potenzialità e a colpi di regali, di smancerie, inizia a uscire con lei. Ha stile il ragazzo, gli va riconosciuto, le mostra la bella vita, l’aiuta negli studi e poi la convince a posare nuda per alcuni servizi fotografici. Il primo in casa sua e il secondo presso lo studio di un professionista che ha ottimi contatti con “Playboy”.
Dorothy però è ancora minorenne e soprattutto non è molto convinta ma dopo vari tentennamenti dice tutto alla madre, che le firma l’autorizzazione. Il fotografo, Ken Honey, manda le sue foto alla famosa rivista, piacciono e arrivano i 1.000 dollari di premio per chi scopre una potenziale nuova star. E che star! Così inarrestabile che va a Los Angeles per ulteriori set di prova e diventa una delle possibili vincitrici del concorso per la Playmate dei venticinque anni della rivista. Entra nella scuderia di Hefner, lavora come coniglietta al “Century City Playboy Club”, il suo cognome diventa Stratten e soprattutto è la Playmate di Agosto 1979.

Una carriera lanciata verso le stelle

Anche il cinema la nota e grazie a uno scaltro agente di “Playboy” ottiene piccole parti in “Americathon”, “Skate Town USA” e in “Autumn Born”.
720-stratten2Sembra la classica favola americana, da un piccolo paese di provincia a Los Angeles e da “Playboy” al cinema. Tanti impegni, forse troppi per una ragazza così giovane, ma tutti sono concordi nel dire che oltre ad essere bella ha un talento da curare. Ma c’è Paul Snider. È con lei a Los Angeles, si fa più o meno mantenere, lavora come promoter in vari locali underground e cerca in tutti i modi di convincerla a sposarlo. Hefner stesso la sconsiglia e tutti le dicono di tagliare ogni rapporto, ma lei sembra dipendere da Snider, forse è pure grata per quello che lui ha fatto e lo sposa a Las Vegas nel giugno del 1979.
Snider che le fa da manager è ossessionato dal controllo della vita di Dorothy, oltre a essere molto geloso. È un grosso problema perché in ogni lavoro lui spunta dal nulla, come in “Galaxina” le cui riprese vengono disturbate dalle visite a sorpresa di Snider, che creano un notevole ritardo perché Dorothy appena lo vede perda la calma e la concentrazione. Dopo uno special “Playboy’s Roller Disco & Pajama Party” girato nella Mansion, nel quale l’attrice canadese risalta in tutto suo splendore, ottiene parti nelle serie TV “Buck Rogers” e “Fantasy Island” e viene scelta come “Playmate” dell’anno per l’imminente 1980.

They all crie

Snider invece peggiora. Vuole il controllo assoluto delle attività, dei soldi e delle offerte di lavoro della moglie rovinando definitivamente il rapporto. Dorothy però ottiene una parte in “They All Laughed” di Peter Bogdanovich con John Ritter, Ben Gazzara e Audrey Hepburn, che si gira New York permettendo all’attrice di allontanarsi dall’insistente marito. Nella Grande Mela, lei vive una vita separata dal resto del cast e inizia una segretissima relazione con il regista.
Snider a Los Angeles, non si dà pace, è distrutto, capisce d’aver perso persona che riteneva di sua proprietà e prova addirittura720-stratten3 a cercare una sostituta che le somigli. Non contento ingaggia un detective per seguirla e scoprire cosa stia facendo, cercando anche di incastrarla in qualche modo. I due si sentono nuovamente, si incontrano pure per parlare, perché Dorothy non riesce a tagliare definitivamente i ponti e anzi arriva a dirgli che lo aiuterà sempre. Anche dopo il divorzio.
Divorzio è una parola che pesa tantissimo sulla fragilità di Snider, sempre più fuori controllo e sotto effetto stupefacenti. Dorothy però minimizza il pericolo e parte con Bogdanovich per una breve vacanza a Londra durante la quale pianificano il matrimonio. Sì, però lei deve divorziare. Tornati in patria Dorothy ha un appuntamento con Snider, nella loro vecchia casa di Los Angeles, dove deve prendere ancora alcune cose.
Quando la polizia apre la porta di casa, la scena è agghiacciante. I cadaveri di Dorothy e Paul sono a terra nudi, lei è stata devastata da alcuni proiettili e soprattutto è stata sodomizzata forse prima o addirittura dopo la morte. Paul Snider si è suicidato. Termina così la giovane vita di Dorothy Stratten, che in poco tempo è riuscita a diventare un’icona e che ancora oggi viene ricordata con affetto e ammirazione. Da questa triste storia sono nati i film “Star 80” e “Death Of A Centerfold: The Dorothy Stratten Story” e il libro “The Killing Of The Unicorn” di Bogdanovich.

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