Muck

Muck


You could’ve told me that I was walking into a nightmare, Noah. I would’ve jerked-off first.

Da un film che s’intitola Muck, cioè letame e che inizia piazzando una ragazza in reggiseno e una senza in una specie di campo paludoso, che c’è da aspettarsi? Di certo non la rivelazione del cinema horror di questi ultimi anni. Più probabilmente un film che punta su tette e culi, per raggiungere il pubblico. D’altronde l’esordiente regista Steve Wolsh è laureato in economia a Georgetown, ha lavorato per anni nel settore e quindi si suppone che sappia qualcosa in merito al business. Cioè sappia farsi due conti per non perdere soldi.

Stanco della finanza Wolsh si mette a fare il filmaker, inizia dall’horror e lo fa con un film che a suo dire è un concentrato di ultra violenza e superamento dei limiti pregressi del cinema di genere. Gira, a quanto dichiara, senza l’ausilio di CGI utilizzando solo stuntman, per dare più realismo (e per risparmiare forse qualche soldino, aggiungiamo noi).

Finanziato su Kickstarter con 266,325$ e prima parte di una trilogia della neonata casa di produzione del regista, è un film che non si capisce bene cosa voglia essere. Una presa in giro nei confronti del genere. Un film horror con seri intenti.
Per la prima ipotesi c’è l’ostentata e spesso gratuita presenza di tette e culi (di alta qualità va detto) con la presenza della Playmate 2012 Jaclyn Swedberg e a gusto puramente personale della notevole Stephanie Danielson, fra le tante bellezze svestite. Per la cronaca c’è anche Kane Hodder, nome noto dell’horror. Ma soprattutto c’è un certo giocare con il genere, tra citazioni, utilizzo smodato di cliché, tra chi va al piano superiore a farsi una doccia e chi invece scende da solo nello scantinato. Cose troppo scontate nel 2017, per essere prese sul serio.
Per la seconda ipotesi ci sono mostri incazzosi, che amano violentare e squartare, ci sono tutte le dinamiche che il genere deve avere e un finale conciliante.

Quindi ci sfugge il senso di “Muck”. Ma in ogni caso non fa né ridere né paura. Eppure all’inizio ci avevamo creduto. Il film parte in media res, con la ragazza seminuda dispersa in un luogo oscuro, recuperata da un gruppo di amici, tutti spaventati, feriti, in fuga da qualcosa o qualcuno. Segue l’ingresso in una casa senza telefono, con uno scantinato e una doccia e le cose iniziano a cambiare. In peggio. Uno dei ragazzi va a cercare aiuto, si trova in un party di MILF (si fa per dire perché l’attrice è del 1991…ed è una supermodella russa…) e si limita a chiamare un amico invece che la polizia, l’esercito e quant’altro. Insomma se le vanno a cercare. I mostri intanto, morti o vittime di un virus continuano a macinare vittime con grande passione.

La regia piuttosto banale non alza il livello di un lavoro in cui gli attori svolgono il loro compito senza entusiasmare più di tanto. E soprattutto un montaggio a dir poco amatoriale abbassa ancor di più il livello di un film che sembra più uno spot per un’azienda di intimi femminili che un horror o una parodia degli stessi.

Scheda Tecnica
Titolo Originale: Muck
Titoli Alternativi: Another Deadly Weekend (Germania), Грязь (Russia)
Anno: 2015
Nazione: USA
Regia: Steve Wolsh
Cast: Lachlan Buchanan, Puja Mohindra, Stephanie Danielson, Laura Jacobs, Grant Alan Ouzts, Jaclyn Swedberg
Durata: 98′
Casa di produzione:  Universal Studios Sound Facilities, WithAnO Productions

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