Sindrome di Tôret – Willie Peyote

Sindrome di Tôret – Willie Peyote

Ogni volta che qualcuno mi consiglia di ascoltare un rapper che “fidati è diverso non sono quelle porcate là” (in “porcate là” metteteci chi volete) una parte di me muore. Perché magari poi il rapper in questione è pure bravo eh, ma so che prima o poi lo troverò a cantare cose sulle tipe che si sbatte, sulle sue auto e di quanto, lui, solo lui, sia fico. O magari a masturbarsi su Twitter.
Comunque a parte ciò per una volta accetto il consiglio e ascolto questo Willie Peyote di cui si fa un gran parlare da un po’ di anni e del quale ho ascoltato giusto un paio di pezzi dei lavori precedenti. E anzi, a dire il vero, si dice pure sia un tipo molto alla mano, di quelli che se li incontri si fermano a chiacchierare.

“Sindrome di Tôret” è già un bel titolo che arriva prima ai torinesi

(i Tôret sono le fontanelle verdi con il rubinetto a forma di testa di toro) e che gioca con la Tourette, come ovvio, ed è anche un bel lavoro di quelli che si riascoltano con piacere. Molto vario, mai monotono e ben curato. Willie Peyote però non è un rapper, (“Mi serve un leader d’opinione che mi dia un’indicazione: Sono più Rap o più Indie, cazzone?” dice ne “I Cani”) ma un artista che ama viaggiare da un genere musicale all’altro, accompagnando il tutto con un flow elegante. (ogni tanto sento un’inflessione alla Jovanotti, ma questo non lo scrivo, perché Lorenzo per me è il male assoluto e questo disco, invece mi è piaciuto molto). 


In questo suo viaggio, fatto a sei mani, come ha detto in un’intervista, passiamo dal rap, al rock, al blues, al funky, al jazz e al groove, il tutto a volte inframezzato con alcuni spezzoni di uno spettacolo di Giorgio Montanini, il famoso stand-up comedian.
Beh con un titolo così è chiaro che si parli di libertà d’espressione fino all’eccesso e, in effetti, il nostro critica pesantemente la società, i tuttologi (sì sto recensendo, quindi ne faccio parte ma non importa) spesso con una sagace ironia. “Metti che domani scoppia la guerra mondiale ma noi siamo italiani e puntiamo a pareggiare metti che domani vinciamo il campionato scendiamo tutti in piazza come in un colpo di stato”

Un percorso circolare dice, che parte pesante con la canzone “Avanvera”, smorza i toni e chiude di nuovo in maniera pungente con “Vilipendio” e “Vendesi”. In mezzo c’è il brano “I Cani” a modesto parere quello più bello, quello col ritornello più provocatorio “Le preghiere non funzionano/ma le bestemmie sì”.
Beh, per ora il ragazzo non delude. Speruma in bin.


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