Deutschland 86

Deutschland 86


con gli ideali non ci compro nulla, con i soldi sì

 

Che fine ha fatto quella bella ambientazione, la ricostruzione della vita e dei costumi della DDR? Spariti, quasi del tutto, diluiti in uno scialbo lavoro che richiama i più mirabolanti Eurospy degli anni sessanta.

“Deutschland 83” aveva fatto il botto ovunque (eccetto patria, dove per vari motivi si era rivelato un flop) aprendo le porte internazionali per le serie tedesche. Ed era a nostro modesto parere, superiore a un’altra notissima serie di spionaggio. Così è nata la spasmodica attesa per il suo sequel, ambientato tre anni dopo e finalmente trasmesso su SKY.

Le aspettative erano tante, ma già i primi minuti mostrano qualcosa che appiattisce il tutto. Ed è proprio il fatto che “Deutschland 86” si concentra sugli intrighi internazionali, lasciando la DDR e mostrandoci Martin Rauch, l’enfant prodige dello spionaggio, in esilio in Angola. Zia Leonora lo coinvolge nuovamente in un traffico d’armi per i ribelli del Sud Africa, il gruppo comunista che vuole abbattere l’apartheid. Da qui inizia un intricato giro di trame e sotto trame che vede il nostro Martin Rauch, sedurre, “per lavoro”, una bella spia della Germania Ovest, quasi morire, finire in Libia ed essere comprato dai ribelli libici e poi ritornare in Europa con la sua bella spia dell’Ovest. Sì, esatto, le stesse cose che si vedevano negli Eurospy. Né più né meno. Bizzarre, forzate e spesso impossibili.

Per fortuna le notizie dalla DDR non mancano e nella parte centrale della serie prendono quasi il sopravvento. La storia insegna che siamo alla fine dell’esistenza della DDR e “Deutchland 86” ci mostra diversi traffici per nulla legali (traffico d’armi, vendita di sangue ecc.ecc.) pianificati dagli alti burocrati dei servizi segreti, all’oscuro del buon Hoenecker. Un tentativo di incassare soldi (“con gli ideali non ci compro nulla, con i soldi sì”) e di influenzare la politica internazionale che non va come previsto, tra voglia di normalità (Max, il rigido dirigente padre di Martin è un grande fan della versione tedesca di “Love Boat”), verità imbarazzanti, siamo nel periodo di Chernobyl, piaga dell’AIDS e astuti boicottaggi. La puntate centrali sembrano ridarci il meglio aggiungendo un bel carico psicologico. Il peggio è passato, ma nella seconda parte dell’ultima puntata, si butta via drammaticamente tutto quanto. E lo fa in maniera del tutto gratuita e imbarazzante. Una festa in stile “Rocky Horror Show”, con spettacolino amatoriale incluso, coinvolge spie e gente dei due fronti. Con alcuni che se ne vanno via in auto passando travestiti il confine. Pessimo.

 

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