The Walking Dead – nona stagione

The Walking Dead

nona stagione

I’ve seen how you live. I’ve walked your streets. It’s a joke. Your communities are a
shrine to a long dead world

Perché continuo a farmi del male guardando “The Walking Dead”? Bella domanda. Forse perché voglio vedere se succede qualcosa di interessante. Che non succede.
Beh, la nona e stanchissima stagione, un po’ di speranza l’aveva data, sembrava arrivare la svolta, il colpo che poteva riaccendere il tutto. Alla fine è Scooby Doo che uccide ogni speranza. Cioè, non proprio il famoso cagnone di Hanna & Barbera, più che altro una soluzione alla Scooby Doo, tanto banale quanto assurda. Poi sì, il pacifico inizio di stagione poteva far pensare a un cambio di linea, chessò, a una pace tra gli uomini e a un lento svelare i misteri che attanagliano la serie (perché cazzo la gente si trasforma?) A parte quei cretini tra Messico e Stati Uniti c’è qualcun altro? Esistono forme di governo? Scienziati?). E, ancora, niente.

Sparisce in volo (ci diranno mai che fine ha fatto?) Rick Grimes e tutta la sua supponenza e pensi che finalmente faremo a meno della sua retorica e del fatto che credeva di essere sempre dalla parte giusta. Sparisce pure Maggie, che se ne va senza salutare e un po’ dispiace, a dire il vero, perché stava sviluppando un “dark side” che poteva essere interessante.

Ma ancora nulla cambia, anzi, ci sono dei sostituti pronti e cazzutissimi che ripropongono le stesse caratteristiche di chi è andato via. Daryl, che sembra un mix tra Aragorn, Jon Snow e Rambo, può esplodere liberamente come l’eroe duro e puro, ma dal cuore buono. Michonne fa la stronza nazionalista, calmierata dalle idee di Judith la quale sostituisce nella rottura di coglioni il fratello Carl. Ed era difficile essere peggiore di Carl, ma lei ci riesce. Padre Gabriel invece, si rende conto che c’è qualcosa che tira di più della religione (e del carro di buoi), diventando il “trivellatore” della serie.

Sì, va bene, c’è una piccola sommossa in quello che fu il Santuario e poi, il buon Negan, scopre di preferire la cella alla libertà, diventando un cucciolone amicone di Judith. Mah. Frekkettone Ezkiel e gentile consorte cercano di tirar avanti e convincono pure i cosiddetti “banditi” (una specie di gruppo alla Negan, sfigatissimo) a collaborare in cambio di uno sprazzo di vita comune. Il cattivone di turno alla fine c’è. Stavolta è una donna ed è quella di Scooby Doo (non il cagnone, ma quella dell’infausta scelta alla Scooby Doo). L’idea di fondo non è male, questo cattivo, Alpha, rinnega la società pre-apocalisse per una nuova alla “zombie”, toccando anche punte di cattiveria interessanti con una mattanza che sorprende, in una delle poche puntate degne di nota.

Ma siamo sempre lì. C’è il cattivo, ci sono i buoni che pontificano, che scappano, gli zombie che ogni tanto mordicchiano (ma solo ogni tanto) e alla fine tanto ammore (con due m).
La puntata finale poi, annunciata come un qualcosa di “mai visto”, mantiene le promesse. Ma a livello climatico. In nove stagioni, seppur in Georgia nevichi, non si era mai visto un fiocco di neve, anzi, Rick e Daryl sudavano in ogni dannata puntata. Qui invece, vediamo i nostri fare un viaggio in una tormenta di neve, tra zombie congelati che si spezzano e poca visibilità. Tempeste di neve e morti che si spezzano se colpiti? Ah, tipo i White Walkers di “Games of Thrones”? Più o meno, sì.

Dunque alla fine non cambia nulla nei soliti, il canovaccio è sempre quello, come le sempre troppe sedici puntate e la regia di Nicotero che ormai conosciamo a memoria. Attendo la decima stagione, sperando che succeda qualcosa, ma sapendo che del morto vivente non si butta via niente.

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