Uschi Digard tagged posts

The Dicktator

The Dicktator



Viva La Revolucion!
La verifica sullo Zanichelli conferma il nostro dubbio che la parola “dittatore” non sia scritta correttamente in inglese. E sarà che abbiamo visto la pellicola, sarà che certe cose le impari per prime, ci godiamo il gioco di parole contenuto nel titolo.
Non fate subito quell’espressione da “abbiamo-già-capito-questo-film-è-l’ennesimo-capitolo-annisettanta-softcore”, perché anche se effettivamente lo è, “The Dicktator” ha un fondo niente male e alcuni spunti più che decenti.
 The Dicktator
Sì ok, la trama è molto facile ed è una scusa: in un futuro prossimo gli uomini sono stati sterilizzati per due anni. Ma a causa errore la pillola ha un effetto perenne...
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The Beauties And The Beast

The Beauties

And The Beast



The Unbeliveable Erotic Adventure!

Più che una sola di “Beast”, ne abbiamo viste parecchie. Due soprattutto: il regista e lo sceneggiatore. Poi sì ok, anche gli attori. Ma è un altro discorso. Bellezze tutto sommato se ne vedono, non tantissime comunque, ma con la solita prorompente Uschi Digarg che eleva la media. Della famosa storia al quale il titolo fa evidentemente riferimento non c’è manco l’ombra.“The Beauties And The Beast” è una pellicola ingiustamente poco popolare, che sfugge e non ne capiamo il motivo, da ogni classifica di “peggior film”.

Ci piacerebbe riuscire a spiegare esattamente quello che succede nella storia diretta da Ray Nadeau, ma sebbene l’abbiamo visto per ben due volte, per capirci qualche cosa, ci sfuggono diver...

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The Black Gestapo

The Black Gestapo


the new master race

Qui abbiamo uno sberleffo a Hitler che sicuramente ben pochi film possono vantare. Al di là del titolo: un breve spezzone di un filmato del Terzo Reich, appiccicato a una musichetta funky da ghetto. Incredibile!
Incredibile sì, come tutto il trash che segue e che da vita a questo “The Black Gestapo”, un blaxploitation talmente assurdo e insensato da risultare divertentissimo e irresistibile.

Lee Frost è il regista che dirige questa pellicola del 1975 in cui tutto sembra improvvisato o quasi. Trama e recitazione inclusa. Un film che per sopperire alle mancanze narrative, butta qua e là qualche scena di sesso o come minimo di nudo. Tanto per accendere l’interesse.The Black Gestapo

I personaggi incarnano a meraviglia i canoni della parodia dei film anni sett...

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Ilsa, Harem Keeper of the Oil Sheiks

Ilsa, Harem Keeper

of the Oil Sheiks

 Ilsa’s back! …More fierce than ever! With brutal fury she enslaved an empire and shocked the world!

Dopo l’immenso successo di “Ilsa She Wolf Of SS” la cattivissima bionda tettona di certo non poteva morire. E allora in qualche modo fugge dal lager nazista di cui era a capo e si rifugia in un paese del medio oriente.

Il leader di questa nazione è l’oligarca El Sharif, potente uomo d’affari, il cui unico interesse è quello di gestire un grande harem. Per fortuna che siamo nel 1976, in tempi non sospetti, perchè altrimenti El Sharif poteva passare per una parodia di un famoso politico italiano. Ma questo è un altro discorso.

L’incontro tra una perversa carceriera e un perverso maniaco sessuale genera una serie di situazioni che sono al centro ...

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Beneath the Valley of the Ultra-Vixens

Beneath the Valley

of the

Ultra-Vixens

Get your dick out of there, you “pervert”!

Russ Meyer appare alla fine del film, con una camera in mano. Promette un’altra pellicola, che però non ci sarà mai. Non è il finale del film, ma solo il l’epilogo della sua immensa carriera, che si chiude qui.

Certo che ci lascia, con una vera e propria provocazione. Con quello che è il più scollacciato dei suoi film, degna conclusione della trilogia “Bustoons” iniziata con “Supervixens!” e continuata con “UP!”.

Anche se nel periodo “Pop”, Meyer ci ha abituato a rotondità prorompenti e a un’ironia devastante con “Beneath the Valley of the Ultra-Vixens” il buon Russ, che scrive la storia con Roger Ebert, si spinge oltre. Partendo dal titolo che è un chiaro riferimento a ...

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SuperVixens

SuperVixens

Too much…for one movie!

Immaginate di entrare in un Luna Park dalle luci fortissime e colorate, in cui tutto si muove molto velocemente. Pensatelo con tanto chiasso, un caos vero e proprio, frequentato da maggiorate e da tipi inquietanti. Aggiungete per finire, che ogni tanto un’ondata di genuina violenza si abbatte su tutto e tutti. Ecco questo è “Supervixens”.

Targato 1975, questo può essere considerato il film migliore del periodo pop del grande Russ Meyer. Non che gli altri ci dispiacciano ma la critica è concorde e come disse il regista è la summa di tutte le opere.

Vagamente autobiografico e vagamente ispirato ai libri di Horatio Alger, fu anche il film in cui Meyer fece tutto da solo. Con un budget gonfiato di 400...

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