I sopravvissuti della città morta

I sopravvissuti della

città morta


-No, questo scettro forse non esiste nemmeno
-Esiste Rick…
-Dean…devo rifletterci sopra
-Ti conosco bene, per uno come te è una sfida. Vero? Stai già pensando a come aprire quella porta
-Sei solo un ignobile bastardo!

Modellini che esplodono e colonne di cartapesta che cadono, accompagnano le avventure di Rick Spear un ladro un po’ alla Diabolik, che poi diventa un avventuriero un po’ all’Indiana Jones. Anthony M. Dawson o Antonio Margheriti se preferite, in “I sopravvissuti della città morta” ci racconta una storia piena di eventi e situazioni che come sempre sottolinea la vivacità del cinema di genere italiano.

Lasciate per un attimo le amate Filippine e i film d’azione, Margheriti si sposta in Cappadocia, dove aveva già diretto “Il Mondo di Yor” e crea questa storia, piena (naturalmente) di attori e attrici famosi per il genere.

Il neozelandese David Warbeck apprezzato in tanti film di genere è l’aitante ladro Rick Spear, accompagnato dalla bella e vogliosa Carol. Rick viene ingaggiato da Lord Dean, il sempre ambiguo John Steiner, per scassinare una cassaforte in una villa. In realtà la missione è unaI sopravvissuti della città morta prova. Lord Dean vuole recuperare lo scettro del Re Gilgamesh seppellito in una città perduta in Cappadocia. È lo stesso obiettivo dell’emiro Abdullah, interpretato da Aytekin Akkaya visto in diversi e da noi apprezzati film turchi, che cerca in ogni modo di ostacolare Rick. Tra tentati omicidi, rapimenti e lunghi inseguimenti, Rick Spear in compagnia di un mercante turco e di un barbone che funge da guida, raggiunge la città perduta. Nelle viscere della terra, dietro a una porta d’oro c’è il prezioso manufatto, ma anche un fiume di lava e arcaici ma funzionanti sistemi di sicurezza. Le mille peripezie e l’astuzia di Rick e compagni, permette di recuperare lo scettro, di eliminare i cattivi e di chiudere la storia nel più classico happy ending. Tutti allegri, compreso il sempre ambiguo John Steiner.

I sopravvissuti della città mortaMargheriti a parte l’ottimo cast che compie il suo dovere, può contare sulla solita e vasta serie di effetti speciali fatti in casa. Artigianali ma efficacissimi modellini di case, templi e automobili che uniti agli attori creano un piacevole effetto. Bravo dietro la macchina da presa ed esperto di film d’azione (oltre che a quelli di fantascienza) il regista romano dirige un fumettone avventuroso prevedibile e un po’ didascalico. Ma a parte le solite semplificazioni per tirare avanti si lascia seguire senza annoiare.  “Un film leggero e forse tra i meno efficaci di Margheriti, ma di cui conserviamo un bellissimo ricordo” è oltre al commento del figlio del regista Edoardo, anche la migliore descrizione di uno dei tanti lavori di questo eclettico artista.

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669-isopravvissuti1Scheda Tecnica
Titolo Originale: I sopravvissuti della città morta
Titoli Alternativi: Ark of the Sun God… Temple of Hell,The Ark of the Sun God (Internazionale) Das Zepter des Sonnengottes, Die dunkle Macht des Sonnengottes, Die Überlebenden der Totenstadt (Germania), El arca del Dios del Sol (Spagna), Saalistaja (Finlandia), Le temple du dieu soleil (Francia),     I kivotos tou theou Iliou (Grecia), A Napisten Bárkája (Ungheria), Jakten på tempelgullet (Norvegia), A Arca de Fogo (Portogallo), Ilâhlarin Hazinesi (Turchia),
Anno: 1984
Regia: Antonio Margheriti
Cast: David Warbeck, John Steiner, Aytekin Akkaya, Luciano Pigozzi, Ricardo Palacios, Susie Sudlow
Durata: 98’
Casa di Produzione: Flora Film

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