Blaxploitation tagged posts

Coonskin

Coonskin

WARNING: “This film offends everybody!

Ho dovuto rivedere più e più volte questo film di Ralph Bakshi, un po’ perché seppur sottotitolato, è difficile seguire tutti i dialoghi e un po’ perché è così folle ed estremo, che non credevo ai miei occhi.
Bakshi, innovatore e visionario e già un nome conosciuto e apprezzato per “Fritz the cat” e “Heavy Traffic” e di certo non sazio di provocazioni e satira spara nel 1975 “Coonskin”.

Spesso la difficoltà dei grandi geni è di farsi capire. E, in effetti, Bakshi qui viene frainteso. “Coonskin” è un film anti-razzista, una satira piuttosto dura sui luoghi comuni sulla comunità afroamericana e sulla stessa società. E sulla mafia...

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Devil’s Express

Devil’s Express

Take the Express train to TERROR!!!


L’impressione è di essere di fronte a uno sketch assurdo, per dire, tipo quelli dei Monty Python. Una storia in cui, eventi e fatti che nulla c’entrano tra loro s’incrociano e trovano un senso. Ma “Devil’s Express” non vuole far ridere o almeno non direttamente e l’obiettivo principale era di fare un film d’azione che mettesse insieme horror, arti marziali e blaxploitation.
Se altri esempi dell’unione delle ultime due cose non mancano di certo (vedi ad esempio Al Adamson) la presenza di questi tre elementi è senza dubbio originale e soprattutto, incredibilmente riuscita...

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Black Shampoo

Black Shampoo

Oh my God! Mr. Jonathan, it IS bigger and better!

Diversi miei conoscenti sarebbero pronti a giurare che i parrucchieri per donna sono tutti gay e che le persone di colore l’hanno grande. Luoghi comuni come se piovesse, che finiscono in questo bizzarro film del 1976. Beh, bizzarro a dir poco. Perché “Black Shampoo” è la versione blaxploitation e b’s di “Shampoo” con Warren Beatty uscito un anno prima. Un film che ha una trama che sembra una parodia, tanto è paradossale e incredibile, una di quelle pellicole che un sito come questo non può che adorare.

L’inizio è molto convincente. Siamo in un salone di bellezza. Luci spente e un maschione di colore, Mr.Jonathan, interpretato da John Daniels che in carriera ha toccato due punte trash non da poco (una è...

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Sheba Baby

Sheba Baby


Hotter ‘N’ “Coffy” Meaner ‘N’ “Foxy Brown”

Più calda di “Coffy”, più cattiva di “Foxy Brown”, dice la locandina di “Sheba Baby”, ambizioso episodio della blaxploitation. Alla regia l’interessantissimo William Gilder che in una breve e sfortunata carriera riesce a generare succulenti b movie, a far incazzare le major (con “Abby” presunto plagio di “The Exorcist”) e realizzare film di grande successo al botteghino come “Grizzly” e “The Manitou”, suo ultimo lavoro concluso poco prima di morire in un incidente aereo. Indubbiamente un bel personaggio che amava occuparsi quasi in toto dei suoi lavori, scrivendo la sceneggiatura e/o producendo e che qui cerca di sfruttare il filone aurifero della blaxploitation...

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Death Dimension

Death Dimension



Breaking The Ice With A New Science Fiction Film

Probabilmente è vero quello che riporta una delle tagline: “Il film che James Bond stesso andrebbe a vedere!”.  E ci andrebbe per vedere la brutta fine che hanno fatto due suoi noti interpreti. Harold Sakata, accreditato come Harold “Odd Job” Sakata, a rimarcare ancora una volta il suo ruolo in “Goldfinger” e George Lazenby l’amato/odiato interprete di “On Her Majesty’s Secret Service” ai quali si aggiungono altre due star un po’ dimenticate, Terry Moore famosa negli anni quaranta e cinquanta e il rude belloccio Aldo Ray.
Il buon James Bond troverebbe anche interessante una storia che parte dai film di spionaggio, ci mette le arti marziali e lega il tutto con una sana e inarrestabile blaxploitation...

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Black Mama, White Mama

Black Mama,White Mama

 
 Nothing behind but prison bars. nothing ahead but trouble

Mischiare! Contaminare! Incrociare! È questa la soluzione. Razze, culture, elementi e idee. Una cosa che può portare a creare qualcosa d’interessante di affascinante o semplicemente di curioso. Vale un po’ per tutto, per la musica, per il cibo e lo sapete bene che vale per la bellezza femminile (eh sì… ammettiamo anche per quella maschile ma non ci interessa).
Non sempre la cosa funziona nel cinema, questo va detto, ma non è assolutamente il caso di questo film del 1973. Perché qui il black e white, non sta solo nel titolo, ma è la spiegazione di un film che mischia diversi generi e due protagoniste esteticamente opposte, riuscendo a non uscire dalla strada...

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Super Fly

Super Fly

 

Never a dude like this one! He’s got a plan to stick it to The Man!

Digiti “Super Fly” su Google e si apre un mondo di negozi di moda, di musica, di siti di cinema, di artisti vari e tanto altro ancora, la cui maggior parte s’ispira a questo film del 1972 diretto da Gordon Parks Jr. Quindi questo film deve essere un super fly, cioè deve essere superiore rispetto agli altri, figo o se preferite cool!

Dobbiamo dire però che la visione un po’ delude le nostre attese, perché sebbene sia famosissimo e sia uno degli emblemi della “blaxploitation”, è un film che all’azione preferisce le parole, alla vendetta, la redenzione e che non ha né una buona regia né una buona recitazione...
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Foxy Brown

Foxy Brown





Don’t mess aroun’ with Foxy Brown

Bella, implacabile e molto, molto, alla moda. Foxy Brown! Il personaggio femminile più influente del cinema di genere, il più famoso creato da Jack Hill e interpretato da Pam Grier.
Un personaggio che però fa scoppiare una “sfida” fratricida: meglio “Foxy Brown” o “Coffy”?
Perché Foxy nasce come sequel della “The Baddest One-chick hit-squad that ever hit town” con il titolo di “Burn, Coffy, Burn” ma diventa per volere della “American International Pictures” un capitolo a se stante, ufficialmente staccato, dal precedente film. Una scelta che obbliga a cambiare la sceneggiatura e a omettere, ad esempio, l’occupazione di Foxy.

È solo ufficialmente un film diverso però, perché il tema è lo stesso e l’eroina pur...

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Fight for Your Life

Fight for

Your Life




89 minutes of gut crunching terror!

La fama precede “Fight For Your Life”, una grande fama precisiamo e non è un semplice modo di dire. Violento, razzista, volgare, pesante, difficile da vedere e con immagini oltre il limite.

Eppure questo film del 1977 ha un suo, “fottuto” (lo diciamo per adeguarci al clima della pellicola) senso di esistere. Perché alla fine, parolacce, umiliazioni e violenza filano via lisce, in una storia che cavalca due sottogeneri dell’exploitation, il “rape revenge” e la “blaxploitation”, ispirati naturalmente da “The Last House On The Left” di Craven.
Diciamo la verità, se uno vuol fare un film su questo tema, non può far altro che mostrare il peggio del peggio dell’essere umano, cosa che qui è fatta abbastanza bene e che viene uni...
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The Thing With Two Heads

The Thing

With Two Heads



They transplanted a white bigot’s head on a soul brother’s body!

Lee Frost che firma la regia di un film è già una gran cosa che ne obbliga la visione. Ah l’eclettico Frost! Un grande eroe dei “B’s” che ogni volta ci lascia con la bocca aperta. Anche qui. E lo fa con effetti speciali che sono tutto, eccetto che speciali. Lo fa con il totale risparmio di sangue, che non scorre mai, nonostante la storia ne abbia bisogno. Lo fa con una trama che prende diverse scorciatoie, tutte improbabili, per restare unita e non perdersi durante il percorso.
“The Thing With Two Heads” è quindi un “b movie” clamoroso, trashissimo...

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