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La Masque de la Méduse

La Masque de la

Méduse

Tu veux encore tué Meduse?
Sarà che ai giorni nostri Il discorso intrapreso in “La nuit des Horologes”, che doveva essere l’ultimo atto di una lunga carriera, trova una sua continuità in “La masque de la Méduse” che esce, quasi a sorpresa, nel 2009. E tra l’altro nemmeno questo doveva essere l’ultimo film, perché Jean Rollin aveva in mente un altro progetto che però non riesce a realizzare.
Ci troviamo dunque in un lavoro in cui si fa di nuovo il punto di una vita e si parla di memoria e morte. Un film che inizialmente, durava solo sessanta minuti ai quali il regista aggiunse un’altra ventina di minuti creando così un film in due parti e rimandando curiosamente all’esordio di “Le viol du vampire”.

Con il suo stile lento e malinconico,...
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La Nuit des Horologes

La nuit des horologes

Ici c’est la maison du péchés Nous sommes au debut de La Nuit des Horologes

Giunge il tempo di bilanci, di guardare al passato, agli amici, ai collaboratori. “La Nuit des Horologes” è più questo che un film vero e proprio. Ma tranquilli, Jean Rollin non ha mai dato la sensazione di essere uno autocelebrativo, anzi, e, in effetti, i dubbi che questo film del 2007 possa esserlo, svaniscono praticamente subito.
Esattamente quando all’inizio Françoise Blanchard ci dice che questa è la notte degli orologi, che ci troviamo nella casa dei peccati, che una porta sarà aperta e che la giovane sta per uscire.
La giovane che esce dalla porta temporale è
 Ovidie, ex pornostar, protagonista di questo film che forse doveva essere il testamento del regista francese...

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La fiancée de Dracula

La fiancée de Dracula

Il est venu le jour
Prima o poi, si dice, che uno debba metter su famiglia. Vampiri inclusi. E il terzultimo film di Jean Rollin sembra volerci raccontare questo aspetto. Tornato, come sappiamo, al suo primo e unico amore, il regista francese non smuove di un millimetro il suo modo di far cinema e soprattutto non abbandona le sue solite location (vedi la spiaggia bretone).
Il che da un lato può essere visto come un pregio, ma dall’altro si nota una certa ripetitività e soprattutto un non adeguarsi ai tempi. Perché se c’è una cosa chiara è che in questo film del 2002 è che Rollin narra nella stessa maniera dei suoi film passati, cioè molto lentamente e molto cripticamente.
Un dramma più che un horror, che nonostante sia a tratti noioso, resta il lavoro pi...
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Les deux orphelines vampires

Les deux

orphelines vampires


-Our day for us is blue.
-The light for us is black…
-and other people’s sun has made us blind…
-but when it is hidden…
-…our dream begins.

Come dice quel detto che “il primo amore non si scorda mai”, Jean Rollin torna dopo circa quindici anni al caro amato tema dei vampiri. Per diverse e inaspettate congetture il regista francese vive un inaspettato momento di fama e di apprezzamento per la sua filmografia.
Incredibile vero? La sua rinascita e riscoperta inizia con la pubblicazione di un volume enciclopedico del cinema a firma di Cathal Tohill e Pete Tomb, che appunto scopre e fa uscire dalla tomba (virtualmente s’intende) il regista francese.

Su quest’ondata di felicità, Rollin dirige un film liberamente ispirato a un suo omonimo romanzo e il cui t...

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Killing Car

Killing Car


By a clear stream I went for a walk I found the water so clear that I had to swim there

Un titolo che ricorda più il romanzo di Stephen King e il relativo film di Carpenter, una produzione povera con riprese in dieci giorni, per un film del 1989 uscito solo 1993. Se queste cose fossero state diverse, avremmo tra le mani un piccolo gioiellino apprezzato da fan e critica.

Invece come per buona parte dei lavori di Jean Rollin, ci troviamo alle prese con un film che deve fare i conti con la realtà e con una serie di sfortune. Ma “Killing Car” o “La femme dangereuse” anche così è forte di una storia con un fondo interessante, un po’ misteriosa e un po’ onirica. Una storia alla Rollin per intenderci.

Tiki Tsang modella australiana in cerca di fortuna in Francia è...

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Perdues dans New York

Perdues dans New

York


In queste città dei sogni, due ragazze magiche giocavano a nascondino

Jean Rollin è uno di quei registi che per capirci qualcosa bisogna riguardare più volte i suoi film. Da sobrio, da ubriaco. Da fumato o da più lucido possibile, tipo al mattino alle 10.30. E non è detto che dopo tutti questi tentativi si riesca a capire. Criptico. Poetico. Criptico. Poetico.
Quando “Perdues dans New York” è finito nelle nostre mani, ci siamo rilassati, perché questo film dura solo 52’, quindi (teoricamente) con meno immagini e cose da analizzare e capire.
Invece questo film condensa nel poco minutaggio tantissimi momenti enigmatici, pensieri e analisi dell’anima senza contare tutto il grande carico introspettivo di Rollin stesso.

Pesante da vedere e realizzato piu...

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Emmanuelle 6

Emmanuelle 6


L’unico aspetto artistico di questo film è l’ispirazione (vaga, molto vaga) del romanzo di Emmanuelle Arsan. Perché per il resto non c’è nessuno, né dietro la macchina da presa né davanti che sia in qualche modo ispirato.
E quindi ci ritroviamo, ancora una volta, a parlar male di un regista talentuoso ma sfortunato, cioè di Jean Rollin. Il regista bretone conferma una vocazione autolesionistica da tappa buchi, perché come in “Le lac des morts vivantes” arriva in corsa e cerca di metterci una pezza. Inutilmente.

“Emmanuelle 6” della serie francese e quindi ufficiale del noto franchise è innanzitutto come tutti i film che sono arrivati dopo quello di Jeackin, un capitolo inutile delle avventure libertine della protagonista. Questo episodioEmmanuelle 6 del 1988 cerca ...

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Ne prends pas les poulets pour des pigeons

Ne prends pas

les poulets

pour des pigeons

Il ritorno di Michel Gentil, ci lascia un po’ perplessi. Eravamo rimasti al fatto che Jean Rollin aveva ritrovato la gioia di dirigere e una certa serenità. E perché ritroviamo il suo “porno alterego”? Il mistero non è questo granché.

Il regista francese si trova in un film semplicemente commissionato. Jean-Claude Benhamou già autore e attore in “Les trottoirs de Bangkok” produce questa pellicola del 1985 del quale è anche uno degli interpreti principali. Una paternità quasi totale che come dice Rollin in un’intervista, spinge Benhamous a voler controllare quasi tutto.

Quindi possiamo immaginare il regista che qui fa come un dipendente statale...

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Les trottoirs de Bangkok

Les trottoirs de

Bangkok



I need it powerful people in Paris  are asking for it

Nessun vincolo, nessuna forzatura, solo la voglia di correre liberi, di fare qualcosa per divertimento. È quello che fa Jean Rollin in questo film del 1984 oltre a fare tabula rasa di tutte le sue migliori idee. Delle immagini poetiche, della cura della fotografia, dei lunghi e metaforici silenzi, qui non c’è nulla. Nulla di nulla. E per di più si passa dalla lentezza dei suoi horror alla velocità dei film d’azione.
E bisogna dire che questo film è veramente brutto e noioso. Una regia dozzinale, una pessima fotografia e lunghi momenti di balletti erotici (e pure una scena di lotta nel fango) si vanno ad aggiungere a un cast che per buona parte non ha e non avrà mai esperienza...

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La morte vivante

La morte vivante



-Helene, it’s so lovely. I’ll never leave you
-Promise?
-Yes, for ever
-Prove it
-How?
-Be my sister, my blood sister

Iniziamo molto male con “La morte vivante”. Due ladri, una cripta, rifiuti tossici che finiscono su una tomba risvegliando il cadavere di una ragazza. Uscita dalla tomba lei compie una carneficina realizzata con effetti speciali decisamente pessimi.
La situazione in seguito peggiora qualche scena di sesso inutile e un paio di nudi più che forzati. Il dubbio che “Le lac des morts vivants” abbia abbattuto definitivamente Jean Rollin non tarda a venire, così come il fatto che il regista francese si trovi, ancora una volta, invischiato in una produzione che schiaccia le sue idee.

Col passare del tempo però “La morte vivante” ribalta la si...

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