La Bestia in calore

La Bestia in calore

 

Come gradirà l’olocausto della vergine prescelta che incosapevolmente sarà sacrificata alla scienza.

Dimenticate che siamo su un blog di film pessimi e anche il titolo di questo post. E pensate a questa trama: i nazi stanno cercando di creare una super razza di uomini, contemporaneamente impazza la lotta della resistenza che attacca per liberare il popolo e subisce le contromosse dell’invasore nazifascista che se la prende anche con i civili.
Detta così, suona bene, può sembrare una storia decisamente buona per un film sul periodo, un film di guerra che sottolinei le atrocità dei nazi e le lotte di liberazione dei partigiani.
Invece cari amici, siamo di fronte a un film dell’ineffabile Luigi Batzella che qui si firma Ivan Kathansky, il quale nello stesso periodo fa uscire il già pessimo “Kaput Lager–Gli Ultimi giorni delle SS” e che con la solita confusione enorme e il poco mestiere, crea uno dei più grandi “scult” della storia del cinema italiano.

Se si riesce a cancellare l’immagine della reale drammaticità cui fanno riferimento le azioni infami dei nazisti che vediamo ne “La Bestia In Calore”, ci troviamo di fronte a un film che fa ridere in diversi punti, (poche volte volontariamente) e che annoia in tanti altri. Batzella come già in “Kaput Lager–Gli Ultimi giorni delle SS” non sa cosa fare e mischia concetti di film di “guerra” a quelli di una specie di “nazisploitation”, utilizzando anche scene di un suo vecchio film, “Quando Suona La Campana”.

Il livello di trash è decisamente altissimo, probabilmente il più alto in tutta lA sua filmografia e spazia tra scene nonsense, errori,La Bestia in calore povertà di mezzi e assenza del benché minimo rilievo artistico sia dietro sia davanti alla macchina da presa. E pensare che tutto poteva funzionare, la storia di base, come detto in apertura ma anche uno dei personaggi, quello interpretato da Macha Magall una veloce meteora del cinema di genere, che ha la maschera giusta per essere la cattivissima dottoressa Ellen Kratsch. Il gioco poi su chi sia realmente la “Bestia in Calore” non è male, perché può essere sia la dottoressa stessa, come le viene detto, sia il super umano che i nazi tengono in gabbia e che imbottiscono di “Tebodrixina” una sostanza che ne scatena l’appetito sessuale (a noi piace più l’ipotesi della dottoressa).

Da qui in poi c’è una discesa vorticosa nelle paludi del weird più acuto. Dottoressa e super uomo sono sparati sul pubblico già nelle prime scene e con quest’ultimo si toccano punte, non demenziali, ma tristi, perché è interpretato da Salvatore Baccaro (qui come Sal Boris) ex fioraio nei pressi di Cinecittà divenuto un caratterista molto utilizzato in quegli anni, per via del suo prognatismo. Un problema di salute che gli ha aperto le porte del cinema, ma che gli ha fatto interpretare personaggi “mostruosi”, come se fosse un fenomeno da baraccone. In questo caso Baccaro, presente tra l’altro in poche scene, nonostante possa essere la belva del titolo, passa tutto il tempo in una gabbia nudo, grugnendo, urlando e uccidendo sessualmente cavie umane dategli dalla dottoressa per i suoi loschi esperimenti.

A parte ciò, abbiamo i nazisti, coglioni come il solito, con la svastica per un po’ cucita al contrario, che preferiscono le prostitute (una e in una scena pietosa) piuttosto che vigilare sui punti strategici, vedi i ponti, che la resistenza fa esplodere. I nazi poi per rappresaglia, rastrellano un piccolo borgo, dando La Bestia in caloreal cinema una serie di scene molto demenziali. Ridere di un rastrellamento è una cosa poco carina e mai avremmo pensato di farlo, ma Batzella riesce nell’intento di creare un carosello irresistibile, con un nazi spinto lievemente da un’anziana che si accascia esanime a terra, oppure con il lancio in aria di un neonato, più leggero di un palloncino e infine due incerte vecchiette che piangono un morto sogghignando e guardando in macchina. Le sevizie dei fedeli di Hitler sono altrettanto ridicole e toccano l’apice con dei pericolosi topi che dovrebbero mangiare una prigioniera, ma che in realtà sono pacifici roditori tipo cavie peruviane in palese ricerca d’insalata.

Se non altro nell’ambientazione Batzella ci becca, perché siamo nei pressi di Lombardore, cioè nel Canavese, in Piemonte, dove c’è stata effettivamente la Resistenza. Purtroppo per qualche ragione sconosciuta tutti i partigiani, hanno un accento che parte dalla SicliaLa Bestia in calore e si ferma a Roma e no, non c’è nemmeno un piemontese o almeno uno del centro nord!
E su queste basi assistiamo alla lotta tra nazisti e partigiani, con i primi che parallelamente portano avanti questo esperimento di vitale importanza, gestito però solo da un medico. La dottoressa Ellen Kratsch per distruggere la resistenza decide di rapire tutte le donne dei villaggi per usarle nel suo laboratorio. Intanto i partigiani fra tradimenti e perdite importanti portano avanti la loro missione e la “Belva in Calore”, qualunque essa sia, avrà ciò che merita.
Uscito e subito dimenticato questo “nazisploitation” è stato girato secondo alcune fonti a Lombardore, come detto e secondo altre nella Valle Del Malone nel cuneese e negli anni è diventato un imperdibile capitolo per gli amanti del trash. Ne capiamo i motivi.
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Scheda Tecnica

Titolo Originale: La Bestia In Calore
Titoli Alternativi: Djævelen fra Gestapo (Danimarca), La bestia en calor (Spagna), Holocauste Nazi (Armes secrètes du III Reich), Quand explose la dernière grenade (Francia), Evraiki sarka sta nyhia tou ktinous, To teras ton SS (Grecia), Horrifying Experiments of the S.S. Last Days (Internazionale), S.S. Experiment Camp 2 (Video), SS Hell Camp (DVD), The Beast in Heat (USA)
Regia: Luigi Batzella
Anno: 1977
Nazione: Italia
Cast: Macha Magall, Gino Turini, Edilio Klim, Xiro Papas, Salvatore Baccaro

Casa di Produzione: Sonora Films
Durata: 84′

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