Black Phone


Black Phone

The creepiest damn thing…

Poche cose felici in un sobborgo di Denver. Giocare a baseball, guardare di nascosto “The Tingler” di William Castle alla TV. Ma per il resto una società dove la violenza regna indisturbata. A casa, a scuola e per strada. Bullismo, alcolismo. E un mostro detto “The Reaper” (il Rapace in italiano) che rapisce i ragazzini.

“Black Phone” tratto da un racconto di Joe Hill per la regia di Scott Derrickson si presenta senza alcun fronzolo, senza alcun colore. Con una storia, se vogliamo, semplice, decisa e claustrofobica che mischia il paranormale alla violenza fisica, allo slasher e lascia allo spettatore molta immaginazione. Perché di fatto non sappiamo nulla di questo “The Reaper” non sappiamo perché agisce, non sappiamo perché indossi una maschera che ricorda Lon Chaney ma con le corna. Possiamo immaginarlo, sì, magari perché è figlio di quel grigiore misto a violenza di cui parlavo all’inizio. Ma è solo una mia ipotesi.
Quello che è certo è che i ragazzi che rapisce non tornano più. Questo psicopatico un giorno cattura Finney, uno dei tanti che frequenta la scuola, che viene bullizzato e che vive con un padre alcolizzato che ama prendere a cinghiate lui e sua sorella. Lei, tra l’altro, dice di fare sogni che poi si rivelano reali, insomma, è una veggente, che si rivolge in maniera molto volgare a due poliziotti, ammorbata com’è dal contesto in cui vive.

Finney destinato, chissà perché, ad essere macellato dal mostro, finisce nel solito scantinato insonorizzato. Un must per ogni psicopatico. Lì dentro con la tazza del WC e un materasso c’è un telefono nero, che, gli viene subito detto, non funziona. Ovviamente.

Ma è proprio quell’oggetto che gli permette di costruire una speranza per la sopravvivenza, perché Finney riceve di tanto in tanto telefonate da parte degli ragazzi rapiti (e morti) che talvolta gli danno una dritta. Ma anche in questo caso non sappiamo perché Finney sia il prescelto e perché quel telefono sia uno spiraglio di salvezza.

La polizia indaga, la sorella cerca di indirizzarli verso la casa giusta e nel mentre The Reaper, brillantemente interpretato da Ethan Hawke, gioca con la sua nuova vittima.

“Black Phone” è un film dall’impianto semplice, dalla struttura lineare, con una regia efficace ma senza grandi colpi ad effetto. La riuscita di questo lavoro è proprio qui e nella sua narrazione che ha un ottimo crescendo drammatico. Minuto dopo minuto, “Black Phone” fa vivere allo spettatore quel senso di claustrofobia e ingiustizia che vive Finney, il bravo Mason Thames.
Un bell’horror prodotto dalla Blumhouse che furbescamente segue una linea alla “Stranger Things” e che (purtroppo) sembra destinato ad essere un nuovo franchise. Ma siamo già sazi con questo capitolo.

Scheda Tecnica
Titolo originale: The Black Phone
Titoli alternativi: El teléfono negro (Argentina, Chile, Colombia, Ecuador, Messico, Perù), O Telefone Preto (Brasile),Черният телефон (Bulgaria), Le téléphone noir (Canada), Crni telefon (Croazia), Černý telefon (Rep. Ceca), Νεκρό τηλέφωνο (Grecia), 接駁靈聲 (Hong Kong), Fekete telefon (Ungheria), Black Phone (Italia), ブラック・フォン (Giappone), Melnais telefons (Lettonia), Juodas telefonas (Lituania), Czarny telefon (Polonia), O Telefone Negro (Portogallo), Telefonul negru (Romania), Чёрный телефон (Russia), Црни телефон (Serbia), Čierny telefón (Slovacchia), 더 블랙 폰 (Corea del Sud), 闇黑電話 (Taiwan), Siyah Telefon (Turchia), Чорний телефон (Ucraina), Static (USA Working Title), Điện Thoại Đen (Vietnam)
Anno: 2021
Regia: Scott Derrickson
Cast: Ethan Hawke, Mason Thames, Madeleine McGraw, Jeremy Davies, E. Roger Mitchell, Troy Rudeseal
Casa di produzione: Universal Pictures, Blumhouse Productions, Crooked Highway
Durata: 103’
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