Les Raisins De La Mort

Les Raisins De La Mort

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Virus, esperimenti, voodoo, avvenimenti non spiegabili. Si sa come nascono gli zombie, con grande fantasia. Ma qui in “Les Raisins De La Mort” si supera l’immaginazione e per colpa di un pesticida spruzzato sui grappoli d’uva, scoppia il caos. Una cosa che fa si che questo film di Jean Rollin, conquisti, almeno, la nostra simpatia.

Un film strano questo “Les Raisins De La Mort”, presentato come un film sugli zombie, in realtà fugge parecchio dal dogma del genere. Non c’è nessuno che esce dalla tomba o che quantomeno si rialzi da morto. Anzi, i personaggi sono infetti, ma conservano la lucidità, una certa fisicità e si rendono conto di quello che gli è accaduto e del male che faranno da lì a poco, ma in ogni caso è considerato il primo film francese sui morti viventi.
Un film strano dicevamo, lontanissimo dalla poetica, dalla bellezza estetica (rovinata spesso da una recitazione inguardabile) dei primi film di Jean Rollin, quelli sui vampiri, quelli come “Le Viol Du Vampire”, “La Vampire Nue”, “Le Frisson Des Vampires” oppure l’horror de “La Rose De Fer”
In questo film del 1978 non troviamo nulla di che, nemmeno la sua bella fotografia o i suoi lunghi silenzi, anche se qualche volta, il regista francese sembra ricordarsi del passato in maniera nostalgica e ci prova, ma poche volte e con scarsa convinzione.

“Les Raisins De La Mort” è un bellissimo “b movie”, dalla trama assurda e dalla realizzazione scadente. Tette mostrate più gratuitamente (che bisogno c’è di strappare sempre i vestiti?) alle quali si aggiunge il personaggio interpretato da Brigitte Lahaie, che naturalmente è mostrata nuda. I mostri invece, zombie o quello che sono, sono differenti come abbiamo visto, ma grandi protagonisti, con i pochi non infetti, di diverse scene umanamente (e zombescamente) impossibili, come le tante esplosioni che sembrano causare danni molto circoscritti. E infine ci sono e non potevano mancare una serie infinita di errori, visibili senza molto impegno.

Eppure rispetto a quello che sarà due anni dopo il tremendo “Le Lac Du Morts Vivant”, il momento più basso della carriera di Rollin, più basso anche dei suoi porno, questa pellicola ha un suo senso e anche una certa critica sociale. Certo, per vederla, bisogna raschiare via tutte le cose fatte male, buttate via, i tanti nonsense, ed è un lavoro immenso ma che se compiuto, ci mostra senza dubbio una sottile critica nei confronti del progresso e la morte della società rurale (il pesticida, contro la festa del vino).

A quanto pare Jean Rollin non amava gli zombie, definiti esseri senza volontà e poesia, non come i vampiri che invece, secondo lui, avevano una bella personalità. 
In ogni caso nel 1977 due produttori si mettono in testa l’idea di fare un film in parte catastrofico, come quelli americani, che tanto avevano successo e in parte incentrato sugli zombie, un altro genere che stava riscuotendo consensi. Tra i riferimenti oltre ovviamente a “The Night Of The Living Dead” di Romero, troviamo e non è una battuta, “The Poseidon Adventure” del 1972, del quale “Les Raisins De La Mort” dovrebbe essere un remake, secondo quanto dichiarato da Rollin, che vede delle similitudini nel fatto che i personaggi devono andare da un punto “A” a un punto “B”.

Nonostante i gusti, il regista francese ormai finito nel giro del porno, accetta, un po’ per uscire dal genere e ritrovare una rispettabilità artistica e un po’ per il più classico “bisogno alimentare”. Accetta l’offerta dei due produttori quindi, scrive la sceneggiatura, è obbligato a inserire molti riferimenti al film di Romero, ma può realizzare, come dicevamo prima, degli zombie assolutamente diversi. 

Grazie a un budget più grosso del solito ha la possibilità di ingaggiare un cast più professionale come gli attori Serge Marquand e Marie-Georges Pascal nota attrice francese, ai quali aggiunge alcuni suoi fedelissimi e soprattutto Brigitte Lahaie conosciuta su un set hard, ma ritenuta da Rollin in grado di interpretare anche altri ruoli. È la prima volta che la bella bionda partecipa a un film non pornografico, una cosa che piano, piano, nonostante i suoi dubbi iniziali, la porta a cambiare strada.

Come ogni “b movie” che si rispetti anche “Les Raisins De La Mort” ha avuto notevoli difficoltà durante le riprese. L’altopiano del Larzac, Massiccio Centrale del Sud, è la location scelta. 

Un posto dalle estati calde e dagli inverni gelidi, ed è proprio in inverno che si effettuano le riprese. Il gelo rovina alcune apparecchiature, rende difficile il make up e blocca la parola durante la scena di nudo a Brigitte Lahaie. A questa scelta intelligente (…), vanno aggiunti alcuni scontri tra Rollin e uno dei produttori. Ma il film è pronto. Pronto per la commissione visti che crea qualche problema per la violenza di alcune scene. Pronto per il pubblico e per alcuni festival francesi che ne decretano un discreto successo e pronto infine per i critici, che si dividono tra chi stronca la pellicola e chi ne apprezza il pionierismo, visto che nel cinema francese non si era ancora visto nulla di simile.

La storia racconta di Elisabeth che in un giorno d’autunno prende il treno con una amica per andare nel paese di Roubelais dal fidanzato. Ma sul treno incontra uno strano essere purulento, che forse uccide la sua amica. Tira il freno d’emergenza e fugge nelle campagne. Da qui inizia un lungo peregrinare bucolico, durante il quale si rende conto man mano che un’epidemia ha colpito la zona.

Nel suo cammino incontra personaggi chiave che svelano a livelli l’accaduto. Una coppia che vive in una casa, introduce un concetto ancora misterioso di un qualcosa che non funziona. Una ragazza cieca riaccompagnata a casa la fa finire invece davanti all’accaduto. E soprattutto la figura della “donna in bianco” interpretata da Brigitte Lahaie che spiega come salvarsi e i due cacciatori in cerca di mostri, i quali hanno un dialogo ecologico/politico voluto dai produttori. Due personaggi, con i quali Elisabeth raggiunge finalmente Roubelais e il suo fidanzato, che svela ogni mistero.

In queste avventure naturalmente non mancano una serie di scene violente, che vanno dalla semplice uccisione degli zombie, alla decapitazione per amore (con strappo di camicia per mettere un po’ di tette in scena) della ragazza cieca. 

Un film che a parte i difetti è sicuramente interessante, per tutto il suo background, per l’importanza di un regista che cerca anche su comanda di inserire un qualcosa di suo, di comunicare un messaggio. Peccato che tutto sia decisamente nascosto.
 
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Scheda Tecnica
Titolo Originale: Les Raisins De La Mort
Titoli Alternativi: As Uvas da Morte (Brasile), Foltermühle der gefangenen Frauen, Pestizide-Grapes of Death, Pestizide – Stadt der Zombies, The Village of the Living Dead, Zombis – Geschändete Frauen (Germania), Pesticide (Francia), Ta stafylia tou thanatou (Grecia), The Grapes of Death, The Raisins of Death (Internazionale, titolo inglese)
Anno: 1978
Nazione: Francia
Regia:Jean Rollin
Cast: Marie-Georges Pascal, Félix Marten, Serge Marquand, Mirella Rancelot, Patrice Valota, Patricia Cartier, Michel Herval, Brigite Lahaie, Paul Bisciglia, Oliver Rollin, François Pascal
Durata: 90’
Casa di Produzione: Films A.B.C., Off Production, Rush Production

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