Bandh Darwaza

Bandh Darwaza

 

This is Black Mountain, a lonely and evil place, where a hideous monster lurks
in human form breathing the poisonous air, ready to kill, when the sun sets, this monster to sate his unholy lusts emerges from the black caves and strides through the darkness in search of more victims

Il principe delle tenebre, Dracula per gli amici, in quasi tutte le opere a lui dedicate è sempre descritto come un essere molto affascinante, elegante o, se non bello, almeno magnetico. Un luogo comune che non muore mai ma che con nostra grande soddisfazione non trova d’accordo Shyam e Tulsi della dinastia Ramsay, guru del cinema horror indiano, alle prese con una delle loro tante rivisitazioni di un classico in chiave Bollywood.

Il loro Dracula, infatti, che si chiama Nevla, è un essere esotico che non esercita alcun fascino, è perennemente arrabbiato e bisogna dirlo subito: è uno dei più spaventosi che abbiamo mai visto, grazie a un ottimo trucco suggellato da due minacciosi occhi rossi.
Rispetto ad altre loro pellicole meno riuscite, più paradossali e involontariamente comiche i due realizzano un lavoro quadrato, forte, che si può solo definire come un horror che ha il sapore dell’India.
Le scene di terrore però sono piuttosto contenute, lasciando il tutto più all’immaginazione e all’aspetto del mostro. Lo stile di Bollywood invece è più che presente, perché siamo pur sempre di fronte a una pellicola che dura 145’, che ha qualche (non tanti) balletti, un’immancabile storia d’amore e una serie di personaggi stereotipati. Nonostante l’eccessiva lunghezza che ci crea qualche momento di noia e qualche assurdità, questo è un film interessante. Certo, c’è qualche cosa di strano. 
Il buon Nevla, ad esempio, ha la sua base in una grotta vicino alla città, in un posto conosciuto da tutti che però, a quanto pare, nessuno pensa a distruggere. Sempre l’arrabbiato essere ha un’enorme statua a forma di pipistrello con dei vispi occhi rossi, che tutti ignorano o non pensano possa essere il nocciolo del suo potere. 
Bizzarrie e assurdità a parte “Bandh Darwaza” è un film che si segue con piacere anche se la narrazione e la regia sono molto semplici e lineari, con ampio utilizzo di scenari bui e di fumo per sottolineare i momenti più spaventosi.
Il già citato e bruttissimo Nevla, vive con i suoi fedelissimi a Kali Pahari, un tetro luogo composto di caverne su una montagna non lontano dalla città. In paese invece ci sono Pratap e Lajo una stimata e altolocata coppia che però non riesce ad avere figli. Niente. Non c’è santone o preghiera che funzioni. C’è però la governante Mahua fedele di Nevla che convince Lajo ad andare dal suo padrone per avere un figlio. Con un accordo però: nel caso nasca una femmina deve essere donata a Nevla per farla crescere come adepta. A parte pensar male, perché, di fatto, Nevla non fa nessun incantesimo, ma evidentemente fa altro,
nasce per ovvi motivi narrativi una bambina. Kamia. Pratap scoperta la promessa (eh sì! Il tradimento!) si reca da Nevla e lo abbatte.
Questa è solo la premessa, una ventina di minuti di pellicola, che apre al resto della storia. Kamia cresciuta è sui diciotto anni ed è una bella ragazza innamoratissima di Kumar. Il ragazzo però deve sposare Sapna, la sorella di un suo amico, del quale è veramente innamorato. Così Kamia durante una festa se ne va e finisce nelle mani dei fedeli di Nevla che grazie a lei resuscitano il loro padrone.
Lei ormai diventata una fedelissima del vampiro cerca di procurargli sangue fresco, lui invece pensa al resto ma dovranno vedersela con Sapna, Kumar e Pratap che cercano in ogni modo di distruggere il mostro. Basterebbe abbattere una buffa statua a forma di pipistrello, ma i nostri ci mettono, come già detto, 145’ per capirlo, passando tra momenti horror, azioni e lunghe congetture.
I personaggi che animano questo film sono i classici del cinema di Bollywood trasposti nell’horror. Troviamo quindi la coppia di marito e moglie, devoti e di successo e due innamorati insidiati dai cattivi. La fede e l’impegno che portano a risultati, un classico del cinema indiano, emergono meno, così come il lato comico, che rispetto a “Mahakaal”, altro horror dell’epoca dei Ramsey è relegato solo a qualche scena interpretata dal maggiordomo di casa. Quest’ultimo è nientemeno che Johnny Lever grandissimo comico indiano che ha seguito le orme del mitico Mehmood. Cast che si completa con famosi attori indiani, tra i quali segnaliamo Aruna Irani (la cattiva Mahua) pluripremiata attrice di Bollywood e della TV del suo paese.



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Scheda Tecnica
Titolo Originale: Bandh Darwaza

Titoli Alternativi: The Closed Door
Anno: 1990
Regia: Shyam Ramsay, Tulsi Ramsay
Nazione: India
Cast: Hashmat Khan, Manjeet Kullar, Kunika, Satish Kaul, Anita Sareen, Anirudh Agarwal, Aruna Irani, Raza Murad, Vijayendra Ghatge
Durata: 145’
Casa di Produzione: Ramsay Productions
Tags:  ,

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