Satan’s Sadists

Satan’s Sadists



See wild hippies on a mad murder spree!

Abituati alle storie di quel matto di Al Adamson, rimaniamo un po’ stupiti da questo “Satan’s Sadists” che a guardar bene in profondità, ha velleità riflessive. Sotto una coltre classica di elementi da b movie e soluzioni tipiche del suo modo di fare cinema ci mostra un affresco di una cultura hippie parecchio deviata che si spreca tra croci, svastiche e ultraviolenza.

Il tutto è contenuto in un “bikexploitation” sadico e polveroso, alimentaSatan’s Sadiststo da una serie di personaggi piuttosto pittoreschi che vagano in una trama incentrata sulla più classica caccia all’uomo. Siamo nel 1969 e automaticamente le vicende di Charlie Manson vengono in mente. In effetti, è su di lui che Adamson disegna il personaggio principale di questo film, un personaggio che si fa forza su una filosofia spiccia e sulla criminalità violenta.
Una realizzazione volenterosa ma povera,  con qualche scena incollata artigianalmente in fase di montaggio e una regia lineare rappresentano l’aspetto estetico e tecnico di “Satan’s Sadists” un film comunque godibile e movimentato che in diversi punti fa venire in mente “MotorPsycho” del grande Russ Meyer.

Anchor è il filosofico capo di una banda che vaga per la desertica provincia americana uccidendo, malmenando e violentando chiunque gli si pari davanti. Una coppia di mezz’età composta da ex militare e dalla classica casalinga da un passaggio a un autostoppista di nome Johnny, un ex marine. Nello stesso momento e vicino allo stesso posto delle studentesse con un’insegnante Satan’s Sadistssi avventurano nei canyon per studiare le rocce. L’inevitabile scontro tra la società perbene e quella perduta scoppia in uno dei simboli degli Stati Uniti, una tavola calda, nella quale inizia la mattanza. L’anziano ex militare e il gestore del locale vengono uccisi, la moglie violentata (e uccisa) e solo Johnny con una cameriera riesce a fuggire.
Da qui parte l’inseguimento dei “Satan’s Sadists”. La banda però è minata al suo interno e oltre a violentare e uccidere le studentesse, comincia una lotta fratricida che porta al duello finale, testa a testa, tra Anchor e Johnny. Un finale che dovrebbe/vorrebbe essere drammatico ma che si chiude con un momento tra l’impossibile e l’assurdo.

Critica ai giovani? Esaltazione della società conservatrice? O piSatan’s Sadistsù semplicemente un film che sfrutta i fatti di cronaca e il set, lo Spahn Movie Ranch, famoso per diversi film e soprattutto per essere stato uno dei luoghi della “Family” di Manson? Non abbiamo dubbi. È quest’ultima ipotesi che anima le intenzione di Al Adamson. Il regista americano recupera i fondi da un progetto più ampio che non porta a termine e sperando di incassare una bella cifra grazie all’ondata di film sui motociclisti usciti in quel periodo. 

Missione compiuta, “Satan’s Sadist” nel 1969 riempie i Drive In, facendo un’ottima pubblicità alla “Indipendent International Pictures”. Il cast è pieno di attori di grande esperienza, famosi per i b movies ma anche per produzioni importanti. Anchor è interpretato da Russ Tamblyn, il Riff di “West Side Story” e soprattutto (per i nostri gusti) il Dr. Lawrence Jacoby di “Twin Peaks”, oltre natualmente a tante altre cose. Poi troviamo Scott Brady, John “Bud” Cardos, Robert Dix, Kent Taylor e tanti altri.

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142-satanssadist1Scheda Tecnica
Yitolo Originale: Satan’s Sadists
Titoli Alternativi: Los sádicos de Satán (Spagna), Nightmare Bloodbath (USA), Oi sadistes tou Satana (Grecia) Anno: 1969
Regia: Al Adamson
Cast: Russ Tamblyn, Scott Brady, John ‘Bud’ Cardos, Robert Dix, Gary Kant, Graydon Clark, Kent Taylor
Durata: 86′
Casa di Produzione: Indipendent International Pictures (Diritti poi acquisiti dalla Troma)

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