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Fuoco incrociato a Natale

Fuoco incrociato

a Natale

Lots of folks can’t handle that sort of thing, so they try not to care. Not even death scares them. Quite the opposite. They crave death. Nobody can escape it.

“Non possiamo farci niente” è la traduzione di Google Translate del titolo originale di questo film, ovvero, “Wir können nicht anders”. “Fuoco incrociato a Natale”, invece è il titolo italiano, che campeggia su “Netflix”.
In ogni caso né un titolo né l’altro riescono a descrivere questo lavoro di Detlev Buck. Perché? Perché dovremmo essere in una comedy/crime ambientata nel periodo di Natale, ma né del genere, né della festività si vedono tracce...

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The haunting of bly manor

The haunting of

bly manor

Sei tu, sono io, siamo noi

Ci sarebbe da discutere per ore sul concetto di paura e su prodotti televisivi e cinematografici spaventosi. Probabilmente fino ai venticinque anni in una discussione del genere, avrei detto che sono spaventosi i film sui fantasmi, sugli esorcismi e chissà cosa altro. Poi s’invecchia e le paure cambiano, si diventa più razionali ma più spaventati per il futuro. Bene, per questo ultimo concetto “The haunting of bly manor” ha la forza di metterci davanti a una delle nostre più grandi paure (non dirò quale ovviamente) e pertanto, posso dire, che mi ha spaventato.
“The Haunting of bly manor” segue “The haunting of hill house”, seconda annata della serie antologica ideata da Mike Flanagan e prodotta da Netflix.

Reduce...

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The Babysitter: Killer Queen

The Babysitter:

Killer Queen

-Is that a can of silly string in your left pocket or are you just really happy to see me?
-The, um, silly string’s in my right pocket.

Riecco Cole, il ragazzo sfigato che ora va alle superiori. Ed è sempre sfigato e soprattutto bullizzato e preso per pazzo a seguito di quella folle storia di satanismo e babysitter di due anni prima. Cole è tornato ed è sempre lui. Torna anche buona parte dei protagonisti del primo episodio, chi dagli inferi, chi dalle linee narrative di contorno. Non torna invece quel senso totalmente coglione e superfluo che salvava il primo episodio, piazzandolo tra le comedy horror per giovani, ma senza esagerare con la parodia e dandoci, un po’ di sangue. Non un capolavoro, come ho scritto, ma un film che si lasciava guardare.

Q...

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Cobra Kai – Seconda Stagione

Cobra Kai

Seconda Stagione

No Mercy

Giusto un piccolo cambio per evitare che il colpo sia identico al precedente e abbatta lo spettatore più per noia che per la forza. Per farla breve, lasciando stare doppi sensi, “Cobra Kai” muove leggermente il punto di vista di una storia, che, di fatto, era ad alto rischio di essere ripetitiva. Perché diciamocelo, oltre alla rivalità dei due alfieri del karate, che altro c’è da dire? Poco, pochissimo, figli e discepoli a parte, che comunque non sono questa grande novità.

Così, anche se Lawrence e LaRusso sono sempre loro, c’è un maggiore bilanciamento nella narrazione con i problemi e le voglie di rivincita dei due che viaggiano in parallelo, a debita distanza, ma che ogni tanto si sfiorano e un paio di occasioni (le più interessanti e...

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Cobra Kai

Cobra Kai

Strike First, Strike Hard

Gli incontri migliori: quelli che nascono per caso. Tipo che mi appare su “Netflix” questo “Cobra Kai” presentato come il sequel di “Karate Kid” e, visto che a parte un paio di cose non c’è molto altro da vedere in questo periodo, decido che devo vederlo. Lo devo vedere perché promette bene. Promette quel trash di sudore, onore e gloria, che già il film del 1984 ci dava in dosi massicce.
Poi, “Karate Kid” è stato per la mia generazione il film dell’infanzia, del mondo in cui vincevano i buoni e gli americani erano dei gran fighi, un film che non sfigurava al confronto del colosso “Rocky”, e che narrava, anch’esso, le avventure di un altro italo americano, volenteroso e talentuoso...

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The Rain

The Rain

Can they survive each other?

Mi piace pensare che gli autori di “The Rain” abbiano letto la mia recensione della seconda serie. Mi piace pensarlo, ma naturalmente le cose non sono andate così, ma in ogni caso hanno rimediato abbondantemente a quella che era diventata una soap opera adolescenziale. Perché “The Rain”, numero tre, ultima stagione in assoluto, mette in secondo piano gli affari e i problemi di cuore dei più giovani (che non mancano del tutto) per darci sei puntate piene di situazioni che portano alla conclusione della storia.
Poche chiacchiere, molta azione e colpi di scena, con un finale tutto sommato sensato, di nuovo inizio per il genere umano.
Certo come per tante altre serie apocalittiche, i noti fatti di cronaca di quest’anno, aiutano la visione ...

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Sotto il sole di Riccione

Sotto il sole

di Riccione

Io fino a qualche giorno fa non avevo idea di cosa fosse l’amore
Sarà che ai giorni nostri “Le navi salpano/Le spiagge bruciano/Selfie di ragazze dentro i bagni che si amano/La notte è giovane”, ma l’essere umano è sempre lo stesso. I suoi bisogni, le gioie e i dolori, la ricerca della felicità. Almeno, credo sia così, non essendo parte di questa generazione posso solo credere a quello che vedo e in questo caso a quello che vedo in “Sotto il sole di Riccione”.
Film fresco, fresco, prodotto da Lucky Red, Mediaset (che su “Cine34” cerca di fare da traino) distribuito da Netflix e parte dunque dell’alleanza italiana con il colosso americano.
Dietro a questo film c’è la mano Enrico Vanzina che omaggia il fratello Carlo rispolverando l’idea...
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365 Giorni

365 Giorni

Ti sei persa bambolina?
La segnalazione era illuminata: “Devi guardare “365 Giorni” è di un trash che manco t’immagini”, mi scrive una persona su Facebook.
E grazie a questo e al fatto che le news riportano che questo film è tra i più visti a livello mondiale su “Netflix”, ho deciso di guardarlo. E, in effetti, a livello di trash, ha tutto quello che serve.


Un paio di notizie “istituzionali” innanzitutto, il film è tratto dal primo libro di una trilogia scritta dalla polacca Blanka Lipińska, che ebbe l’idea durante un viaggio in Sicilia e che ha dichiarato di non apprezzare le “Cinquanta Sfumature” sebbene a vedere il film, siamo alle prese con una specie di variante...
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White Lines

White Lines

So Nights are so big. You’ll never recover

Che nomea si stanno facendo autori e registi spagnoli in questa new wave in streaming, è una cosa che mi chiedo spesso. E la risposta, onestamente, non è che mi entusiasmi. A costo di passare per vecchio trombone ma oggi dalla Spagna arrivano spesso lavori tamarri e un po’ scontati, che oggi, grazie soprattutto a “Netflix” imperversano sui device di tutto il mondo.
Non sto parlando solo di Alex Pina e non lo vedo come l’anticristo, ma sicuramente è quello che al momento, ricco contratto con il colosso americano in mano, sta segnando le produzioni del suo paese.
Così in attesa di “Sky Rojo” e dopo esserci “gustati” la “Casa di Carta”, Pina ci propone “White Lines”.
Una serie dal titolo buono per una stori...

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Into the night

Into the night

The Darkest Hour is Just Before the Dawn

Quando il secondo pilota chiede ai passeggeri se c’è qualcuno che sa pilotare un aereo, mi è scesa una gran tristezza e una grande voglia di interrompere la visione. Ma anche un po’ quando mi sono reso conto che c’è un italiano, un turco, un russo, dei belgi e degli scozzesi e sembra l’inizio di una barzelletta.
Alla fine ho resistito e sono entrato nel mondo di questa serie belga (la prima su Netflix), di sole sei puntate. Sei puntate che senza fronzoli e senza perdere tempo ci raccontano di uno scenario apocalittico.
Idea di Jason George produttore di “The Protector” e “The Gift”, e collaboratore per “Il regista nudo”, oltre a altro, che s’ispira molto alla lontana a un romanzo di Jakec Dukaj “The Old Ax...

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